Punt Federazione Cimbri dei 7 Comuni-Asiago - Veneto

Punt Zimbarn dar Siban Komàüne-Sleghe - Venetien
Punt Zimbarn dar Siban Komàüne-Sleghe - Venetien

Sauris / Zahre

Sauris - Friuli-Venezia Giulia / Zahre - Friaul-Julisch Venetien
Friuli-Venezia Giulia / Friaul-Julisch Venetien

Val Canale / Kanaltal

Val Canale - Friuli Venezia Giulia / Kanaltal - Friaul-Julisch Venetien
Friuli Venezia Giulia / Friaul-Julisch Venetien

Sappada / Plodn

Sappada - Veneto / Plodn - Venetien
Veneto / Venetien

Rimella / Remmalju

Rimella - Piemonte / Remmalju - Piemont
Piemonte / Piemont

Issime / Éischeme

Issime - Valle d'Aosta / Éischeme - Aostatal
Valle d'Aosta / Aostatal

Gressoney / Greschoney

Gressoney - Vall d'Aosta / Greschoney - Aostatal
Vall d'Aosta / Aostatal

Carcoforo / Chalchoufe

Carcoforo - Piemonte / Chalchoufe - Piemont
Piemonte / Piemont

Alagna Valsesia / Im Land

Alagna Valsesia - Piemonte / Im Land - Piemont
Piemonte / Piemont

XIII Comuni / Dreizehn Gemeinden

XIII Comuni - Veneto / Dreizehn Gemeinden - Venetien
Veneto / Venetien

Sette Comuni / Sieben Gemeinden

Sette Communi - Veneto / Sieben Gemeinden - Venetien
Veneto / Venetien

Luserna / Lusérn

Luserna - Trentino-Alto Adige / Lusérn - Trentino-Südtirol
Trentino-Alto Adige /Trentino-Südtirol

Campello Monti / Kampel

Campello Monti - Piemonte / Kampel - Piemont
Piemonte / Piemont

Valle del Fersina / Fersental

Valle del Fersina - Trentino-Alto Adige / Fersental - Trentino-Südtirol
Trentino-Alto Adige /Trentino-Südtirol

Timau / Tischlbong

Timau - Friuli Venezia Giulia / Tischlbong - Friaul-Julisch Venetien
Friuli Venezia Giulia / Friaul-Julisch Venetien

Cansiglio / Tzimbrise Loite bon Kansilien

Cansiglio - Veneto / Tzimbrise Loite bon Kansilien - Venetien
Veneto / Venetien

Formazza / Pumatt

Formazza - Piemonte / Pumatt - Piemont
Piemonte / Piemont

Il tesoro linguistico delle isole germaniche in Italia

INTRODUZIONE / EINLEITUNG

Cosa sono le isole linguistiche?
Come e perché sono state fondate?

Per isola linguistica si intende una colonia o una comunità linguistica chiusa e relativamente piccola posta in un’area alloglotta più grande. Si distinguono le isole linguistiche fondate già nel Medioevo (tra il 1100 e il 1400) da quelle che si sono insediate tra Età Moderna e Contemporanea (tra il 1600 e il 1900). Molte ragioni conducono alla nascita delle isole linguistiche medioevali. I signori feudali inviarono dei loro sudditi in territori di nuova acquisizione, ad esempio, per ragioni strategiche ed economiche, per la preservazione dei confini o per attività minerarie oppure bonifica. Le fondazioni moderne sono da ricondurre perlopiù all’impiego di popolazioni da parte di autorità straniere (ad esempio tirolesi in Sudamerica, austriaci del Salzkammergut a Mokra / Nimezka Mokra) oppure all’ordine di deportazione per motivi di politica religiosa (ad esempio i Landler, abitanti protestanti di Landl, una regione dal Salzkammergut, in Transilvania). Nei nuovi territori i coloni hanno portato con sé lingua e cultura, che hanno sviluppato ulteriormente nel contatto tra loro e con l’ambiente circostante. I dialetti delle isole linguistiche rimangono spesso vicini a uno stadio linguistico più antico poiché, a causa della separazione spaziale dalla terra di origine – al cui sviluppo dialettale non partecipano – conservano alcuni tratti arcaici nell’ambito del lessico, della fonologia o della morfologia (in misura minore in ambito sintattico). Contemporaneamente ciò può valere anche in particolare per gruppi di coloni di analoga origine. Essi da un lato mantengono in questo modo caratteri e mentalità tradizionali, dall’altro riflettono tuttavia contemporaneamente anche il cambiamento sociale in continuo progresso e sono in questo modo parte della nostra eredità culturale europea. Accanto a questi aspetti museali, ci sono però in particolare le innovazioni che caratterizzano i dialetti delle isole linguistiche, ad esempio nella forma di processi di analogia. Il dialetto delle isole linguistiche cambia in modo più persistente attraverso le innovazioni che si producono dal contatto con le lingue dei rispettivi territori di pertinenza; da essi fin dal primo momento devono essere accolte le parole necessarie a nominare unità di misura e monetarie, oltre che situazioni tipiche del luogo o animali e piante fino a quel momento sconosciuti. Poiché la lingua del luogo per gli immigrati è spesso l’unica lingua dell’istruzione scolastica e di lettura, essa diventa anche veicolo per il lessico moderno di ambiti quali cultura, politica e tecnica e in fine mezzo di comunicazione in ogni contesto pubblico. Per questa ragione l’adattamento mentale del parlante alla lingua di contatto diventa col tempo sempre maggiore e si comincia a “tradurre” nel dialetto, per mantenere ulteriormente il proprio idioma nella comunità linguistica come mezzo di comunicazione adeguato e fondante dell’identità.

Quando e dove sono state fondate le isole linguistiche nel Medioevo?

Dal primo Medioevo la regione storica dell’Austria fu un ideale punto di partenza per la colonizzazione in territori circostanti esterni alle aree omogenee di lingua tedesca. Già dal 1100, provenienti dal Tirolo, nacquero le cosiddette isole cimbre dei Sette Comuni nel Nord-est italiano in provincia di Vicenza, poi i Tredici Comuni a nord di Verona. Intorno al 1200 vennero fondate le colonie tedesche in Boemia e Moravia nei territori delle città di Budweis / České Budějovice, Iglau / Jihlava, Brünn / Brno e Wischau / Viškov. Nel 1200 nacque anche la più antica colonia bavaro-
austriaca nell’Ungheria del nord-ovest, Deutschpilsen / Nagybörzsöny. Nel XIII secolo vennero fondate le colonie “carniche” di Plodn (Sappada), Zahre (Sauris) e Tischlbong (Timau) da parte di coloni provenienti dal Tirolo dell’Est e della Carinzia superiore; nel XIV sec. Gottschee / Kočevje (Cocevie) in Carniola inferiore principalmente da parte di coloni dell’area pusterese, mentre nella Carniola superiore esistevano già dal 1200 colonie di contadini tedeschi a Zarz / Sorica e Deutschrut / Nemški Rut (Rutte di Gracova), come le grandi isole linguistiche cittadine di Laibach / Ljubljana (Lubiana), Cilli / Celje e Marburg an der Drau / Maribor (Marburgo sulla Drava). Le ultime colonizzazioni fuori dall’area di lingua tedesca nacquero al tempo dell’imperatrice Maria Teresa e Giuseppe II in Transilvania, in seguito alla migrazione dei Landler, evangelici dall’Austria superiore, Stiria e Carinzia. Dal Vallese, cioè l’alta Valle del Rodano, singoli gruppi di walser colonizzarono ulteriori territori alpini in Svizzera, Liechtenstein, Nord Italia, Austria e Baviera.

Le comunità walser di Piemonte e Valle d’Aosta

L’origine delle comunità walser di Piemonte e Valle d’Aosta risale al movimento di colonizzazione di popolazioni alemanne partito dal Vallese, che tra XII e XIV secolo ha interessato varie valli di alta quota lungo l’arco alpino, nei territori appartenenti oggi soprattutto alla Svizzera e in misura minore all’Italia, all’Austria e alla Francia (dove le poche comunità sono oggi completamente assimilate). Questo movimento pacifico di popolazioni si è svolto all’interno delle aree di influenza feudale dell’epoca che – a differenza della recente suddivisione politica degli enti statali basata sugli spartiacque – potevano di frequente svilupparsi su entrambi i versanti delle Alpi. Colonizzatori alemanni nei due secoli precedenti erano discesi da nord dall’Oberland bernese ad abitare stabilmente, dissodare e sfruttare con agricoltura e allevamento zone prima abitate solo nella stagione estiva nel Goms, la “conca”, un’ampia vallata pianeggiante che costituisce la parte terminale della valle del Rodano. Nella prima metà del XIII secolo i colonizzatori dell’alto Vallese vennero chiamati dai vari signori feudali a colonizzare altre zone incolte d’alta montagna, in modo da renderle economicamente produttive. In questo contesto feudale avvennero le prime migrazioni di coloni vallesani a nord e a sud delle Alpi. Tralasciando il lato settentrionale dello spartiacque, le colonie walser ancora vitali a sud delle Alpi sono state fondate nel corso del XIII secolo. Formazza / Pumatt è la prima di cui si abbiano notizie come colonia stabilmente abitata già nel 1210.
La fondazione delle altre colonie valdostane e piemontesi si sussegue durante lo stesso secolo sia per l’arrivo diretto di coloni dal Vallese, sia come fondazioni secondarie delle colonie già esistenti. Per esempio nei decenni successivi e fino al XIV dalla valle Formazza partiranno molti dei coloni che fonderanno innanzitutto Bosco Gurin in valle Maggia e poi gradualmente gli insediamenti walser della Svizzera orientale, del Liechtenstein e del Vorarlberg in Austria.
La fase di colonizzazione – estesa dunque tra fine XII e inizio XIV secolo per quanto riguarda le colonie a sud delle Alpi – testimonia di una così intensa mobilità tra i passi alpini e di comunicazioni e interessi per i territori alpini d’alta quota
che non si può pensare che essa si interrompa improvvisamente sigillando le comunità walser in un isolamento completo. Al contrario, gli stessi passi utilizzati per la prima colonizzazione vengono in seguito sfruttati per irradiare ulteriormente la colonizzazione verso oriente, in parte per mantenere i contatti con il Vallese, in parte per raggiungere le mete dei movimenti stagionali di migrazione verso la Svizzera e la Germania, che caratterizzano le popolazioni montane di questa zona delle Alpi nell’età moderna Le colonie alemanne in Italia sono state oggetto di molto interesse durante il Novecento da parte dei dialettologi svizzeri che hanno in esse osservato da un lato molti interessanti arcaismi sia lessicali che grammaticali rispetto al tedesco letterario. Più di recente linguisti e filologi italiani hanno considerato, piuttosto che gli elementi di arcaicità di queste varietà, i tratti di innovazione: questi tratti sono difficilmente attribuibili univocamente al contatto – ovviamente significativo – tra varietà tedesche e romanze, ma devono essere fatti risalire in buona parte all’isolamento (sia tra comunità walser, sia con l’Oltralpe tedesca) che ha caratterizzato fino a pochi decenni or sono queste comunità.

Le isole linguistiche cimbre

Le isole linguistiche più antiche e conosciute, che vennero fondate intorno al 1100 a partire dall’area bavaro-austriaca, sono i Sette Comuni vicentini e i Tredici Comuni veronesi, da cui nacquero poi ulteriori colonizzazioni. I primi coloni provenivano dal Lechrain superiore – la regione tra le Alpi e Augusta lungo il fiume Lech – e parlavano un dialetto bavaro-svevo, che si distingue dagli altri dialetti delle isole linguistiche provenienti dall’antica Austria in particolare nel vocalismo. Nel lessico si ritrovano espressioni e significati di vocaboli che non sono più utilizzati nell’entroterra tedesco e che sono noti solamente nella letteratura medio-alto tedesca. Studiosi italiani hanno perciò denominato molto presto Cimbri gli abitanti degli altopiani e della Lessinia in quanto ritenuti discendenti dei Cimbri e i walser dell’area occidentale come Teutonici. Il dialetto cimbro di Sleghe / Asiago era utilizzato come lingua della chiesa, dell’amministrazione pubblica e della letteratura fino all’abolizione dell’indipendenza sotto Napoleone. Unico dialetto di un’isola linguistica, il cimbro dispone perciò di una tradizione scritta a partire dalla pubblicazione del primo catechismo cimbro nel 1602. Intorno al 1280 venne creata la prima colonia dei Tredici Comuni nella Valle di Illasi a nord di Verona. Il dialetto tirolese occidentale - simile al cimbro dei Sette Comuni – si è mantenuto più a lungo e in modo migliore a Ljetzan / Giazza e viene denominato “tauć” dai parlanti.
A partire dal XIII secolo ha luogo la colonizzazione degli Altipiani Trentini (Folgaria, Lavarone, Lusern) e delle Valli del Leno (Vallarsa, Terragnolo) ad opera degli abitanti cimbri dei Sette Comuni Vicentini e dei Tredici Comuni Veronesi.
La lingua cimbra è andata quasi ovunque persa ad eccezione di Luserna – Lusérn dove è ancora parlata dall’80% della popolazione residente (ora 300 abitanti) ed anche dai bambini, nonché da diverse centinaia di emigrati. Al mantenimento della lingua ha senz’altro contribuito l’istituzione della scuola tedesca (dal 1866 al 1915). La colonia più recente è quella del Cansiglio. Alla fine del XVIII secolo nelle foreste dell’altopiano del Cansiglio è documentato il taglio di alberi per poter sopperire al fabbisogno di legname della Reggenza veneziana; nel secolo successivo venne poi fondato il primo insediamento stabile di quattro famiglie di boscaioli provenienti da Roana.

La Valle dei Mòcheni / Bersntol

La colonizzazione della valle occorse nella metà del XIII secolo da diverse valli del Tirolo del Nord e del Sud (Alto Adige), da una parte per lo sfrutta mento agricolo, dall’altra per l’estrazione dell’argento.
Il capoluogo situato sul fianco destro della valle è di lingua italiana. Nei paesi mòcheni di lingua tedesca viene parlato un antico dialetto tirolese, che si distingue per uno sviluppo autonomo del sistema fonetico e del lessico. Dal 1865 nella
Valle del Fersina esiste l’insegnamento del tedesco nelle scuole che però ha potuto essere mantenuto a fatica. Grazie al commercio ambulante gli abitanti della Valle del Fersina poterono migliorare non solo il loro reddito familiare ma impiegare la loro lingua anche come strumento di comprensione. Gli abitanti della Valle del Fersina sono chiamati dagli
italiani Mòcheni – un soprannome da ricondurre al verbo molto usato mochn ‘fare’.

Le isole linguistiche in Carnia e Veneto e la Val Canale

Nel XIII secolo i Conti di Gorizia inviarono loro sudditi dall’area del Tirolo dell’Est e della val Pusteria per colonizzare Sappada / Plodn e Sauris / Zahre. Non sono da escludere però colonizzazioni precedenti nel territorio da parte di altre popolazioni. Non solo l’architettura e le usanze ma anche le parlate degli abitanti – antichi dialetti tirolesi – dimostrano ancora oggi l’area di provenienza; i dialetti si differenziano in particolare nel vocalismo dal dialetto dell’isola linguistica di Timau / Tischlbong e dalla Val Canale. Timau / Tischlbong, una recente colonizzazione del XIV secolo dall’area della Carinzia superiore, confina, come la Val Canale, direttamente con l’entroterra tedesco. Entrambe le aree di colonizzazione hanno sperimentato l’influsso linguistico proveniente dai monasteri della Carinzia centrale. L’intenso contatto con le aree linguistiche slave e romanze ne influenza il lessico.

Le isole linguistiche oggi

Negli ultimi secoli il lessico originario dei dialetti tedeschi / germanici è stato fortemente influenzato dalla lingua ufficiale, l’italiano, perché la popolazione usa parole dell’italiano per denominare molti nuovi concetti e a questo scopo introduce prestiti romanzi. Parte del lessico delle attività agropastorali è caduta nell’oblio perché ha perso la sua attualità e molte parole sono ora sconosciute o difficilmente ricordate. Queste antiche lingue tedesche, dalla Valle d’Aosta alla Val Canale, hanno subito nel corso del XX secolo vari processi di indebolimento, che sono causati dai cambiamenti economici (dall’agricoltura al turismo) e dall’aumento dei matrimoni misti.
Questi contribuiscono all’apertura, ma anche al declino dei patrimoni linguistici e culturali che sono stati conservati gelosamente per anni. In particolare, nei paesi che sono divenuti meta di turismo, i contatti con gli stranieri e la loro valutazione del dialetto produssero a partire dalle due guerre mondiali un sentimento di inferiorità. A causa della loro lingua e cultura gli indigeni vennero derisi e sottovalutati. Parlare dialetto era visto come segno di povertà e inferiorità e ci si sforzò dunque di liberarsi di questo retaggio. Le parlate tedesche erano considerate un ostacolo al corretto apprendimento dell’italiano e dunque non fu favorito né dalle famiglie né dagli insegnanti nelle scuole. L’obbligo scolastico generalizzato delle giovani generazioni e le trasmissioni televisive hanno ulteriormente favorito la diffusione della lingua italiana. Solo negli anni Settanta si cominciò a capire che padroneggiare una seconda lingua è una ricchezza che può invece agevolare l’apprendimento di altre lingue straniere. Lentamente l’atteggiamento generale dei parlanti e dell’amministrazione pubblica nei confronti delle cosiddette lingue di minoranza mutò. Dopo alcuni decenni in cui si era subordinato il dialetto alla “lingua alta” (tedesco e italiano) le comunità riscoprirono il loro tesoro e ottennero il riconoscimento come minoranza linguistica storica. Negli anni Novanta furono promulgate le prime leggi regionali a tutela delle minoranze e nel 1999 venne formulata la legge nazionale 482 – di attuazione della Costituzione italiana - il cui articolo 2 afferma che la Repubblica Italiana tutela la lingua e la cultura delle comunità di lingua tedesca. Questa legge prevede l’insegnamento della lingua nelle scuole e anche il finanziamento annuale di progetti che vengono svolti dalle comunità. I diversi dialetti o lingue sono stati anche studiati da molti linguisti. Nelle isole linguistiche sono stati nel tempo elaborati o modificati i sistemi di scrittura, che dovrebbero essere sia validi scientificamente, sia facili da usare e comprensibili per la gente. Le generazioni più giovani, infatti, parlano una variante linguistica sviluppatasi diversamente dalla lingua dei più anziani.

L’atteggiamento dei parlanti oscilla tra l’interesse spontaneo per il loro dialetto, una posizione “puristica” e l’indifferenza nei confronti della lingua madre, la cui valorizzazione e promozione alla conservazione come lingua di minoranza sono ritenute inutili.

Inge Geyer, Marco Angster, Marcella Benedetti